"Gli Etruschi furono gli unici, tra i popoli antichi, a non disprezzare le donne, ma le rispettarono come persone e le amarono come compagne. Coltivarono i piaceri della vita più della guerra: amarono le feste, la musica, i banchetti, i giochi, il sesso... ma serbarono sempre uno spazio privilegiato al matrimonio. L'amplesso coniugale viene esteso oltre il limite della vita attraverso la sua rappresentazione sui sarcofagi."Su questi temi si è soffermato Giuseppe Moscatelli proiettando e commentando immagini sorprendenti e mai viste. Una lettura che può essere fatta assaporando "L'Heros Panzanella", l'Acquacotta della Velka", il "Maialino Porchettato del Lucumone" e le "Patate dell'Ade al forno” con il finocchio selvatico, secondo alcuni fortemente afrodisiaco sullo sfondo de "L'Eros degli Etruschi - alle origini dell'erotismo mediterraneo” il libro di Moscatelli giunto alla sua seconda edizione edito da Scipioni. "La donna etrusca - Bella, sensuale, colta, indipendente. La condizione femminile in Etruria." di Ciriaco Di Giovanni e "L'Etruria delle donne - vita pubblica e privata delle donne etrusche” di Pierluigi Albini. Tutta opera dell'editore Felice Scipioni, per alcuni un provocatore per natura, un genio dell'ironia che però sa fare il suo lavoro, indice di passione e dedizione ad una causa, quella del piacere della lettura. A Cerveteri furono trovati due straordinari cinerari in terracotta, detti "Sarcofagi degli Sposi", uno al Louvre di Parigi, l'altro a Roma, al Museo di Villa Giulia. Quest'ultimo è il più bello dei due, il più naturale, anche nella voluta stilizzazione ionica. Risale alla seconda metà del VI secolo a.C. ed è in grado di fornire preziose informazioni sul ruolo della donna nella società etrusca. Due coniugi sono raffigurati sdraiati sul letto conviviale in posizione di perfetta parità. Il marito, dal petto possente e muscoloso, appoggia affettuosamente il braccio destro sulla spalla della consorte. I movimenti delle loro mani, che un tempo reggevano coppe e patere, per un'ultima libagione, si intrecciano in un gioco prezioso: le espressioni serene dei volti, i gesti pacati, ci parlano di un reciproco amore e, soprattutto, di un profondo rispetto. É evidente, anche dall'esame di pitture, statue, specchi ed altri oggetti, che la figura femminile abbia avuto nel mondo etrusco un posto elevato. La donna etrusca era tenuta in grande considerazione e aveva un ruolo di tutto rilievo nella vita quotidiana e sociale. Partecipava ai banchetti, come testimoniano le pitture delle tombe di Tarquinia, sdraiata sul letto con il suo compagno, di solito il marito. Assisteva a spettacoli e giochi. Presenziava a feste e cerimonie. I corredi funebri hanno rivelato che le etrusche potevano possedere oggetti lussuosi e raffinati, sui quali amavano far imprimere il loro nome personale e quello di famiglia. Ricevevano un'adeguata educazione e spesso erano in possesso di una buona cultura, che sapevano mettere a frutto. La storia romana ha tracciato i profili di etrusche scaltre e determinate, come la famosa Tanaquilla, moglie di Tarquinio Prisco, vera artefice della fortuna del marito, che spronò a salire sempre più in alto. Tito Livio riferisce che era stata capace di interpretare esattamente un prodigio celeste quando, sul Gianicolo, un'aquila aveva tolto e poi rimesso il copricapo sulla testa del marito
Corriere dell'Umbria Martedì 20 Luglio 2010
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