"quando gli Angeli impararono a volare", per ripercorrere la storia e le emozioni della Macchina di Santa Rosa più bella e amata del XX secolo. L'inaugurazione si terrà il 19 agosto alle ore 17 presso la Sala degli Almadiani a Viterbo in presenza delle autorità cittadine e di tutti i devoti ed appassionati della Macchina di Santa Rosa. Il trasporto del 1967, durante il quale la Macchina si fermò viene così raccontato:
"Per prima cosa, la Macchina di Zucchi si lancia in alto, raggiungendo un'altezza da vertigine, 30 metri esatti; inoltre il disegno esce dagli schemi ormai consueti negli ultimi anni, oscillanti tra stile gotico e stile moderno, per acquistare una diversa misura stilistica che riscuoterà, poi, unanimi consensi. La costruzione della macchina procede senza soste fino a giungere alla vigilia del trasporto, con la mole approntata in ogni sua parte. I giornali registrano, senza conferme e senza smentite, una polemica tra progettista - costruttore e l'ingegner Raniero Perugi, incaricato della parte tecnica; questi vorrebbe un breve percorso di prova, per controllare eventuali inconvenienti, ma incontra l'opposizione del costruttore. La sera del 3 settembre l'attesa è spasmodica. Alla ‘mossà, mentre la macchina sbuca dalla tettoia, la mole ha uno sbandamento sulla propria destra che i facchini riescono a stento a contenere; l'acclamazione della folla si attenua nel timore e nella sorpresa, ma la torre luminosa prosegue, sia pure fortemente inclinata e con un ondeggiamento innaturale. Molti viterbesi, di quelli che conoscono ormai da decenni tutti i segreti del trasporto, cominciano a nutrire perplessità; i facchini ansimano, piegano le ginocchia, urlano e imprecano, ma riescono a giungere fino a piazza Fontana Grande. La sosta è accolta come la liberazione da una punizione ingiusta. Mentre si rimette in sesto l'impianto di illuminazione che presenta degli inconvenienti, alcuni facchini cominciano a protestare per l'enormità del peso cui sono sottoposti. Il costruttore incita i suoi uomini, mette ‘sotto' le riserve e dopo una sosta prolungatasi assai oltre il normale, ordina nuovamente la partenza: appena sollevata la macchina si piega nuovamente sulla destra e così procede per qualche decina di metri. In via Cavour, all'altezza del palazzo dell'amministrazione provinciale, un nuovo sbandamento porta quasi sul limite esterno della strada l'enorme mole che si arresta; i facchini invocano i cavalletti"
Corriere di Viterbo Martedì 17 Agosto 2010
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