"a un primo esame - spiega il professore - il crocifisso presentava caratteristiche tipiche della scultura lignea del primo rinascimento, con tracce anche consistenti di colore sui capelli e sulla barba del Cristo, sulle labbra, sulla ferita del costato e sul perizoma. L'opera presenta un ragguardevole studio dell'anatomia del corpo che risulta slanciato ed elegante al tempo stesso, mentre il viso sofferente del Cristo, anche se in parte rovinato dall'azione logorante del tempo, rivela la mano di un eccellente scultore che, molto probabilmente, appartiene all'area artistica toscana."Il professore Italo Faldi di Roma, uno dei massimi esperti dell'arte medievale e rinascimentale italiana, interpellato in merito, concorda sull'ottima fattura dell'opera d'arte e sulla datazione della stessa, datazione che va inquadrata nella seconda metà del XV secolo e più precisamente tra il 1480 e il 1490. Il Cristo crocifisso risulta mancante della croce originaria che è andata perduta mentre sulla schiena è presente ancora il gancio di ferro originale con il quale veniva fissato alla croce di legno.
"Purtroppo l'opera - incalza D'Orazi - anche a causa dell'incuria degli uomini, non è in buono stato di conservazione, ma con un restauro appropriato si potrebbe recuperare molto dell'antico splendore rinascimentale. Particolarmente bello è il viso del Cristo che risulta reclinato verso la sinistra dell'osservatore, con i lunghi capelli che scendono sul petto. É un viso che esprime una profonda poesia e una profonda suggestione e che coglie uno stato di totale abbandono del corpo del Gesù crocifisso che è rappresentato dall'artista con abile espressività emotiva."Un ritrovamento che parla di una Tuscia per nulla scontata che, in un periodo in cui è forte la convinzione che tutto sia stato oramai scoperto, alimenta la speranza di ritrovamenti eterni che, tassello dopo tassello, portano alla luce le memorie nascoste del nostro territorio
Elisa Conti
Corriere di Viterbo Venerdì 1° Aprile 2011
Corriere di Viterbo Venerdì 1° Aprile 2011
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