giovedì, marzo 25, 2010

Giornate di Primavera all'Eremo di Sant'Antonio di Viterbo

Il Fondo per l'Ambiente e la natura (Fai) per il prossimo week end, in occasione delle Giornate di Primavera, tra le iniziative, propone la visita dell'Eremo di Sant'Antonio di Viterbo alle falde del Monte Palanzana (802 metri), luogo dello spirito e di meditazione. Immerso in una natura in pieno risveglio, offre un panorama mozzafiato verso Viterbo, soprattutto quando, al tramonto, le luci della città ne fanno un vero e proprio presepe fuori stagione e consentono di spaziare la vista fino al monte Amiata e al mare Tirreno. L'eremo è stato costruito nel 1538 e fu edificato per l'Ordine dei frati Cappuccini. Ospitò nelle sue stanze Papa Gregorio Xiii, San Felice da Cantalice e San Crispino da Viterbo, il frate cappuccino che fu il primo santo canonizzato da Papa Giovanni Paolo ii e del quale si conserva intatta la cella. L'edificio fin dalla sua costruzione fu apprezzato come luogo di elezione per coloro che volevano avvicinarsi a Dio e che trovavano nella natura circostante frescura, ristoro e pace. Ma una volta andati via i frati, finì in uno stato di abbandono; il ricordo della sua antica gloria ha tuttavia spinto fedeli generosi a recuperare l'originaria struttura e a restituirla a nuova vita di studio, lavoro e preghiera. Tutto questo è stato possibile grazie ad un restauro sapiente voluto da Tommasina Alfieri, una nobildonna romana di gran cuore che scelse l'eremo quale luogo di sosta e riflessione per l'Opera "Familia Christi", da lei fondata nel 1937. Ora l'intera struttura, che comprende, oltre al complesso centrale, un grazioso casale ed un'ampia sala per conferenze, è gestita come luogo in cui poter svolgere esercizi spirituali o riposarsi mediante il pagamento di una quota. In ogni caso, chi sceglie l'eremo - come ammette una nota facilmente rintracciabile on line - per sostarvi per poche ore o qualche giorno, è attratto dall'ambiente carico di storia e dalla vita in sintonia con la natura, improntata sull'agricoltura biologica praticatavi in ogni periodo dell'anno. Il visitatore può passeggiare sotto un lungo pergolato nell'ala destra dell'edificio da cui si gode il panorama oltre una parete di profumatissimo rosmarino; o entrare nell'orto dalle dimensioni e dalla struttura razionale, famoso per la coltivazione delle patate; o ammirare il chiostro interno con pozzo e fiori in vaso, nonché il giardino floreale con iris, rose e narcisi e il piazzale del convento, dal quale si diparte un cammino delimitato da una lunga parete di pitosforo. Da qui si può rimontare verso il Monte Palanzana rivestito da un fitto manto di faggi oppure percorrere il sentiero della Via Crucis. La visita all'eremo diventa così un avvenimento da non dimenticare. In particolare, si possono ammirare in successione il grande orto ed il secolare bosco di querce e castagni (ma anche di carpini neri e bianchi), nel quale quasi per incanto si erge un altare per Messe all'aperto onde sfuggire alla calura estiva.
Annessa all'eremo, c'è una chiesetta, disadorna e linda, che invita alla contemplazione i cuori semplici. i quali, al termine della funzione, possono recarsi al desco nell'ampia sala da pranzo, visitare l'interno dell'eremo, penetrare nella zona del coro al centro del quale, sopra un apposito grande leggio in legno, campeggia un antico e prezioso volume di musica sacra. Tutto ciò contribuisce a far ritrovare al visitatore occasionale o abituale, che vi si reca per ritiri spirituali o per eventi culturali (come di recente alcune letture dantesche, proposte secondo un calendario), quella pace interiore difficilmente acquisibile perché inficiati dalla frenesia della vita quotidiana. Cosa di non poco conto, al giorno d'oggi, che merita un'ulteriore visita e approfondimento magari con un gruppo di altra gente in cerca di relax, per scoprire insieme una dimensione spirituale e di grande umanità. Le visite proposte dal Fai nel prossimo week end possono avvenire tramite la stessa organizzazione sabato e domenica
Corriere di Viterbo Mercoledì 24 Marzo 2010

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