Condizioni pietose i lavatoi vetrallesi: monumenti storici andrebbero riportati in auge, in quanto importanti testimonianze di altri tempi. A nulla è servita la sollecitazione dell'associazione culturale Vetralla Città d'Arte, la quale aveva aperto un dibattito sull'antico lavatoio di Via dei Funari. Il monumento, infatti, sebbene ripulito e restaurato, da anni rimane nascosto dietro un'inferriata e quindi inaccessibile alla popolazione. Situazione diversa, ma ugualmente disastrosa, per il lavatoio di vicolo Pasquini: l'acqua scorre ancora in abbondanza, ma in compenso si possono trovare rifiuti di ogni genere, da cartacce e lattine, fino a materiale d'arredamento abbandonato. Poggiata sulla vasca del lavatoio anche una griglia. Particolarmente pericolo per l'incolumità dei passanti un foro molto profondo che si è aperto nella pavimentazione. Vetralla Città d'Arte ha svolto tempo fa un'accurata ricerca sugli antichi lavatoi del paese.
Questo studio ha portato, nel 2004, alla pubblicazione della guida "i lavatoi di Vetralla". Nel testo è riportato che il lavatoio di Via dei Funari, costruito nel 1584, è uno dei più antichi della cittadina. Costituito da un grande vano rettangolare con vasca centrale che prende luce dai due varchi di accesso e da due aperture sul lato opposto. La pavimentazione, in pietra, è composta da due fasce che costeggiano la vasca del lavatoio, tali fasce hanno diversa pendenza per migliorare lo scolo delle acque che sono convogliate nei due pozzetti di scarico, posti internamente ai due angoli opposti al lato di accesso. Molto frequentato dagli abitanti del centro storico, era un importante punto d'incontro: si raccontano ancora i litigi furibondi che a volte seguivano alle chiacchiere paesane; spesso gli attacchi verbali sfociavano poi in colpi di lenzuola bagnate. Anche il lavatoio di vicolo Pasquini era piuttosto frequentato dagli abitanti del borgo, tanto che era necessario rispettare i turni di attesa. Il lavatoio è caratterizzato da una struttura in muratura chiusa a monte e a valle, con copertura a due falde e bancone in lastroni di peperino usato per poggiare le conche dei panni. Il tetto è stato da tempo rifatto con struttura portante ormai degradata in travi di ferro longitudinali, travetti in legno e lamiera ondulata con lampada al centro per ovviare ad una scarsa luminosità interna. Su questo lavatoio gli anziani raccontano ancora oggi magiche leggende legate alla presenza di persone affette da licantropia. Si narra che nelle notti di luna piena spesso si sentivano ululati disumani provenire dal lavatoio e veniva addirittura avvertita la presenza di qualcuno che si gettava nelle acque per i calori che il morbo provocava
Diana Ghaleb
Corriere di Viterbo Venerdì 3 Settembre 2010
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