martedì, novembre 09, 2010

Nomisma: 24 aeroporti in Italia sono di troppo

Ci sono troppi aeroporti in Italia, addirittura ben 24 sarebbero le "eccedenze" rispetto alle reali esigenze e alle possibilità finanziarie per mantenerli e svilupparli. É il senso di un'indagine condotta e resa nota da Nomisma, la società di consulenza fondata, tra gli altri, da Romano Prodi, One Works e Kpmg. Un quadro che, più o meno direttamente, getta nuove ombre sul progetto dell'aeroporto di Viterbo, visto che secondo l'indagine più che ipotizzare come potenziare o comuqnue diversificare l'offerta aeroportuale su Roma occorrerebbe trovare il modo di "tagliare" l'esistente. Il documento di Nomisma, di circa 100 pagine, propone una lunga teoria di numeri, tabelle e cifre che in modo inequivocabile finiscono con l'auspicare il taglio di molte aerostazioni, piuttosto che lo sviluppo di altre. Per sostanziare questa tesi vengono riportate varie situazioni di sprechi, come ad esempio strutture senza passeggeri (Siena), o con forti limiti di crescita strutturali (Ciampino). Secondo gli esperti, per avere ragione di esistere, un aeroporto dovrebbe avere un traffico minimo di passeggeri nell'ordine di circa 500mila unità, un dato che appena un quarto degli scali italiani può vantare. Viterbo, quindi, non avrebbe ragione di essere realizzato, sempre secondo i dati dell'indagine, così come dovrebbero essere messi in fondo ad un cassetto i progetti in atto in altre realtà del nostro Paese, tipo Comiso, in Sicilia, una struttura che ha richiesto una spesa di 53 milioni di euro di soldi pubblici, pronta da due anni ma ancora congelata. Discorso simile anche in Toscana, dove tra Firenze e Pisa si sta cercando di far sorger dal nulla pure Siena. I 24 aeroporti che dovrebbe essere "pensionati", sempre secondo l'indagine, sarebbero Foggia, Parma, Rimini, Forlì, Brescia, Cuneo, Perugia, Bolzano, oltre a tanti altri definiti, di fatto, "mini aeroporti". La replica La polemica non è nuova ma il sindaco Marini ci tiene una volta di più a mettere i puntini sulle "i".
"Bisogna ricordarsi che Viterbo nasce come alternativa a Ciampino - spiega il primo cittadino - e quindi è inserito in un ‘sistemà che vede Fiumicino come aeroporto internazionale di riferimento, insieme per l'appunto a Viterbo come scalo secondario ma comunque collegato al principale."
Il sindaco cita una serie di esempi in giro per l'Europa.
"Londra ha tre aeroporti secondari, le grandi capitali europee almeno due di supporto, come Parigi oppure Madrid. Ma anche altre realtà, vedi Barcellona o la stessa Milano, affiancano all'aerostazione principale almeno un'altra sulla quale smistare parte dei milioni di passeggeri. Il progetto di Viterbo nasce proprio con questa finalità, come peraltro è chiaramente espresso nel documento programmatico del Governo nel quale si parla per l'appunto di ‘sistema Fiumicino-Viterbo'."

Insomma, nel dibattito sull'opportunità di creare una realtà aeroportuale nella Tuscia, secondo il sindaco, si potrà dire tutto ma non che si rischi di ritrovarsi di fronte ad una sorta di "cattedrale nel deserto", per ciò che concerne il movimento di passeggeri

Giorgio Palenga

Corriere di Viterbo Martedì 9 Novembre 2010

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