venerdì, febbraio 06, 2009

Blitz dei carabinieri alla cittadella della salute

Arrivano presto, i carabinieri. E non sono i soli. Nei locali della cittadella della salute, infatti, entrano anche loro: le fiamme gialle. Apparentemente, tra le due "incursioni" -_ da una parte i militari dell'Arma, dall'altra i finanzieri - non c'è nesso, Più tardi, si verrà invece a sapere che, nel mirino dei rispettivi nuclei investigativi, ci sono due gare: relative la prima alla Lavin, la dita che, a suo tempo, vinse l'appalto da tre milioni e mezzo (poi quattro) per la sterilizzazione dei ferri chiurgici della Asl e, l'altra, per la gestione, da parte della Abot, del laboratorio d'analisi.
Quanto basta per dire che, all'attenzione della Procura, c'è - per adesso - un solo filone d'indagine, anche se a più versanti: quello degli appalti.
Si viene poi a sapere che, nel decreto di perquisizione notificato - in quanto responsabile al più alto grado della Asl locale - al manager Aloisio, c'è indicato un articolo di legge: quello della
"turbativa alla libertà degli incanti"
meglio conosciuto, tra la gente, come turbativa d'asta.
Il decreto di perquisizione, in questo caso, funge da "avviso". Più tardi, arriveranno conferme del fatto che, per Giuseppe Aloisio, c'è stata - come atto dovuto - l'iscrizione nel registro degli indagati per turbativa d'asta.
Un passo, va ribadito, che non comporta nessuna attribuzione di responsabilità, e che costituisce un passo necessario e obbligato per un'inchiesta come questa.
Lo stesso Aloisio, del resto, incontrando la stampa, è apparso sereno e sicuro di sè, ribadendo la correttezza del suo operato.
I carabinieri, appartenenti alla compagnia di Viterbo, erano guidati dal capitano Marco Ciervo. In mano, oltre al decreto di perquisizione - che riguardava i file dei computer prelevati, va detto, con l'aiuto di un perito informatico, avevano anche un decreto di esibizione.
Questo, in particolare, è stato presentato per poter acquisire la documentazione cartacea dagli uffici.
Documentazione abbondante. I carabinieri, proprio per la mole dei documenti da portare via, torneranno anche oggi (e nei prossimi giorni) alla cittadella della salute.
I contratti, la documentazione (relativa, tra l'altro, ai rapporti con le strutture private convenzionate) sembrano essere la base per un controllo che, al di là degli appalti, appare destinato ad estendersi.
L'impressione è che, in questi giorni, sia in atto, in tutto il Lazio, una vera e propria offensiva degli inquirenti, per poter fare chiarezza sulla erogazione del denaro pubblico nella sanità e, quindi, sulla regolarità di una nutrita serie di operazioni.
Insomma, si sarebbe all'inizio di una indagine a trecentosessanta gradi destinata a riservare, l'una dopo l'altra, varie sorprese.
Intanto, parallelamente, è stata avviata, come è prassi, una indagine della Regione. Chi ha sbagliato, questo il messaggio inviato da Marrazzo ai manager, pagherà. Il discorso delle forniture, in particolare, è complesso. Lo è anche quello che, a breve, potrebbe investire i rapporti tra la Asl di Viterbo e gli Angelucci, anche se, ufficialmente, i carabinieri, ieri mattina, agivano su delega della Procura di Viterbo e non di quella di Velletri.
D'altra parte, il labirinto delle connessioni è, nella sanità, piuttosto esteso. Ieri, per un paio d'ore, è stato ascoltato in Procura, su sua stessa richiesta, Andrea Bianchini, responsabile dell'economato.
Una richiesta, la sua, che, in qualche misura, sembra voler anticipare una prevedibile mossa della Procura: impossibile, per gli inquirenti, non chiamarlo, prima o poi, dato il suo ruolo-chiave nel struttura.
Bianchini, alla stampa, ha fatto il nome di quel Cisbani (Bruno Cisbani) che, prima di Aloisio, è stato manager della Asl.
Cisbani, trasferitosi a Roma, è stato, come è noto, investito da una bufera giudiziaria. Ma non per fatti "viterbesi". Adesso, si punta l'indice sul fatto che, per quanto riguarda la vicenda Lavin, era cominciata, come ha detto Bianchini, proprio al tempo di Cisbani.
La sensazione è che, da tempo, sia in atto una guerra sotterranea che vede, da una parte, Rodolfo Gigli (Udc) e, dall'altra, Aloisio.
La posta in gioco, qui, è elevata. Controllare la cittadella della salute e Belcolle significa, infatti, disporre di un potere politico enorme.
Questa guerra, naturalmente, non è soltanto scandita dalle interrogazioni di Gigli, ma anche dalle mosse che, negli ambienti dovuti, avrebbe fatto Aloisio.
Mosse (anzi contromosse) particolarmente ficcanti

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