martedì, marzo 17, 2009

Talete: quale futuro?

Il futuro di Talete è ancora in alto mare. Il consiglio provinciale aperto tenutosi ieri per affrontare l'argomento riguardante le numerose difficoltà della partecipata, ha lasciato più ombre che luci sulla strada che porta alla salvezza dell'azienda che gestisce il servizio idrico integrato nella Tuscia.
Nonostante le dichiarazioni di intenti di tutti i presenti, tutti concordi voler salvaguardare l'acqua pubblica - tranne il sindaco di Caprarola, Alessandro Cuzzoli, che da anni ripete di unire in un unico Ato i territori di Viterbo e Roma, affidandoli poi all'Acea - e nonostante il finanziamento regionale di 9 milioni di euro, condizionato però al superamento della frammentazione nella gestione del servizio (pena il commissariamento dei comuni "dissidenti") e all'aumento delle tariffe.
Assente l'assessore all'Ambiente Tolmino Piazzai, alla presenza dei sindaci di alcuni comuni della Tuscia, dei rappresentanti del Forum per l'acqua pubblica e dei dipendenti di Talete, il presidente della Provincia e dell'Ato1, Alessandro Mazzoli, spiega che per superare la criticità è necessaria la vicinanza della Regione, che stanzierà prima 2 poi 7,5 milioni di euro, a patto che la conferenza dei sindaci stabilisca entro fine giugno tempi e modi per la presa in carico del servizio in tutti i comuni.
"Evitiamo di fare battaglia e propaganda politica"
chiede infine Mazzoli. Anche il presidente di Talete, Roberto Corbo, punta sul superamento della frammentazione e sull'appoggio della Regione.
"Non ci sono alternative valide alla soluzione adottata - afferma -. Il territorio deve dare una risposta chiara sulle scelte da compiere."
Ma le parole di Mazzoli e Corbo non bastano a rassicurare i sindaci, perchè i dubbi sulle modalità di ingresso in Talete e sulla salute dell'azienda restano.
"c'é un piano di risanamento del debito - chiede il consigliere Francesco Bigiotti (Udc) -? e il Siit? e il tfr dei lavoratori ex Robur? Dei fondi regionali, poi, solo un milione e mezzo è stato già stanziato: ne mancano altri 8.
Quali sono gli interessi del prestito? Come saranno organizzati i servizi nei vari comuni? Cosa ne sarà dell'acqua di uso pubblico?."
"Abbiamo solo due strade - interviene il consigliere e sindaco di Corchiano, Bengasi Battisti (Pd) -, la spa pubblica o la gestione dei privati, come dice la legge.
Se esiste una terza via, sono pronto a sostenerla, ma attualmente non c'è. É doloroso chiedere soldi in più ai cittadini, ma se serve per mantenere un diritto forse si può fare."
Chiede maggiori chiarimenti invece il consigliere Riccardo Fortuna (Prc)
"Serve chiarezza sui debiti - afferma -.
I ricatti dei sindaci stanno portando Talete al fallimento: vogliamo una relazione sull'assetto dei comuni che devono entrare."
A rappresentare le istanze delle amministrazioni virtuose che vedrebbero aumentare i propri costi entrando in Talete, ci pensa il sindaco di Bagnoregio, Erino Pompei (Udc).
"Ci si crogiola sulla promessa del prestito regionale - dice - ma la Regione non paga neanche lo stato di avanzamento dei lavori già appaltati, con le aziende costrette a chiudere.
Si cerca solo di rimettere in piedi una situazione fallimentare: nessuno conosce il profondo rosso di Talete, nè i termini dei contratti che la società vuole stipulare coi comuni.
Siamo tra la tragedia e il paradosso: perchè i comuni che pagano meno l'acqua devono entrare in Talete, un pozzo senza fondo, quintuplicando i costi? Il prestito regionale serve solo a mantenere in piedi un carrozzone che non si sa dove vuole andare: i partiti che si sono spartiti anche i lacci delle scarpe di Talete ora girano intorno al problema senza dare risposte, usano il commissariamento come minaccia.
Perchè invece - conclude - non avanzano in Parlamento una proposta di modifica della legge Galli?."
"Delineiamo una proposta che sarò oggetto della conferenza dei sindaci - conclude alla fine il presidente Mazzoli -, sulla quale ognuno voterà, mostrando così chi davvero vuole la gestione pubblica del servizio idrico."
La prossima riunione della conferenza dei sindaci è fissata per il 23 marzo: ad oggi la strada dell'ingresso spontaneo dei comuni in Talete non sembra facilmente percorribile, e l'accordo con la Regione per certi versi non agevola questo processo.
Il profondo rosso di Talete rischia perciò di diventare nero

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