venerdì, maggio 08, 2009

Mario Becciu dalla Sardegna a Fabrica di Roba

É una storia affascinante quella di Mario Becciu l'artigiano sardo che vive da oltre trent'anni nella Tuscia.
Una storia che affonda le sue radici in una terra splendida in cui amore per la tradizione e l'arte sono splendidamente parole d'ordine.
Inizia presto a tracciare il suo cammino, aveva solo sei anni quando il padre lo inizia a quella squisita pratica artigianale tipica dei mastri di una volta.
Cresce e si forma in un ambiente dove il creare con le mani è qualcosa che si perde nella notte dei tempi, tra antichi saperi e pratiche secolare che stimolano in lui da subito una spiccata creatività.
"Ricordo ancora quei giorni in cui all'ombra di mio padre, forse ancora inconsapevolmente, gettavo le basi per il mio domani - esordisce Mario Becciu -.
Ricordo ancora i caldi pomeriggi assolati trascorsi ad ascoltare i suoi insegnamenti, ad ammirare quasi estasiato quello che sapeva creare.
Era il tipico artigiano di una volta, riusciva a tradurre in ferro qualsiasi cose gli venisse in mente, ed era come lui che volevo diventare da grande."
Allora, anche se ancora non sapeva che il suo destino lo avrebbe condotto altrove, era già chiaro che il suo futuro lo avrebbe dedicato a qualcosa che gli avesse dato la possibilità di esprimersi, di lasciare un segno come in lui aveva fatto suo padre.
"Sul finire degli anni sessanta San Sperate, il paese in cui sono nato e cresciuto, sotto lo stimolo di un famoso artista dell'epoca divenne meta di giovani artisti provenienti da ogni dove.
- continua a raccontare - Furono anni mitici quelli, anni in cui il fermento dell'epoca diede uno scossone anche alla mia terra.
Nel '68 il mio paese divenne un vero e proprio museo a cielo aperto: murales, sculture e monumenti impreziosirono muri, strade e piazze, e ogni spazio divenne di ispirazione artistica.
Vivere tra la fiumana colorata e vitale che ben presto occupò ogni angolo della mia terra fu senza dubbio fondamentale per la mia formazione.
Sono cresciuto molto in quegli anni grazie a tutti gli artisti che con il loro passaggio hanno lasciato in me qualcosa di veramente profondo.
Ne ho conosciuti tanti ed ognuno mi ha insegnato qualcosa."
Ma insieme alla voglia di fare d'arte la ricerca d'ispirazione questa mitica atmosfera di artisti e bohemienne infusero in lui anche tanta voglia di libertà.
A 17 anni, infatti, lascia il suo amato "paese-museo" alla ricerca di una strada da percorrere da solo, di una arte da coltivare e fare sua.
"Ero un bambino quando ho lasciato la Sardegna, avevo bisogno di trovare la mia strada, di vivere in prima persona tutte le esperienze che gli artisti di passaggio a San Sperate raccontavano con tanta passione.
- ricorda - Dopo due anni di peregrinazione per l'Europa in cui mi sono cimentato nella pittura, nella scultura passando per il teatro, decisi di tornare in Italia.
Mi sono trasferito qui nel viterbese quasi per caso. Qui vivevano alcuni miei parenti e grazie a loro ho conosciuto questa terra splendida e ospitale. Inutile dire che me ne innamorai subito e decisi di mettere radici. Mi piaceva la genuinità della sua gente, la vocazione contadina e artigiana che mi ricorda casa mia."
Ed è proprio qui che l'amore per la scultura e lavorazione della pietra prende forma una definitiva.
In una piccola casa poco distante dal centro di Fabrica c'è tutta la sua vita. I ricordi di viaggio, un laboratorio che che riproduce lo stesso in cui è cresciuto e un piccolo giardino in cui fioriscono le sue opere.
Ed eccole spuntare come fossero parte integrante del verde che circonda la sua abitazione le creazioni di Mario Becciu.
Dalle statue di donna alle fontane, dai tavoli ai capitelli passando per le più diverse sculture, tutte sembrano possedere un'anima.
C'è un morbidezza e una vitalità in quello che crea che salta agli occhi, sembra quasi che da un momento all'altro possano muoversi.
"In ogni cosa che faccio c'è un po' della mia vita, - spiega - il mio passato, il mio presente, quello che sento.
Non prediligo un particolare tipo di pietra, mi piace lavorarle tutte. Ma sopratutto amo dare forma e vita a qualcosa di inerte, di immobile, di fermo. Cerco di dargli movimento e leggerezza perché comunichino a chi le osserva il mio sentire."
Ogni opera che firma ha un nome e un storia da raccontare, un tassello di vita vissuta che lo vede nella continua ricerca di ispirazione, di crescita interiore, di emozioni nuove a cui dare forma.
"Qui ho trovato la mia dimensione ideale: è la Tuscia, infatti, la mia più forte Musa ispiratrice, - conclude - basta guardarsi intorno, respirare certe atmosfere per riuscire a dar vita a qualcosa che lasci il segno.
Io non faccio altro che dare forma all'anima di questa terra meravigliosa"

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