lunedì, giugno 29, 2009

Il Bullicame ... a secco

C'è chi lo ha definito, e non a torto, "il tesoro dei viterbesi", un piccolo paradiso poco distante dalle mura cittadine in cui sorgenti di acqua calda e piscine naturali che sgorgano dal nulla in mezzo al verde danno prova di quante meraviglie sia in grado di offrire la natura.
Ma come tutti, o quasi i tesori di cui è ricca la città dei Papi, anche il Bullicame è gestito con una logica che, sia concesso, lascia davvero a desiderare.
Se nei secoli l'Eden viterbese ha conquistato non solo l'anima ma anche il corpo di chi ha avuto la fortuna di conoscere la beneficità delle nostre acque, oggi non sarebbe lo stesso.
Il cratere di circa 5 metri, forse la fonte termale più nota tra le sorgenti viterbesi, verte in una spiacevole situazione che non lascia indifferenti i tanti cultori del Bullicame che negli ultimi mesi, capitanati dallo scrittore viterbese Giovanni Faperdue, si sono riuniti sul social network più gettonato.
"Sono quelli che rivogliono le pozze del Bullicame"
a segnalare che nel luogo caro a Dante Alighieri, solo per citare uno dei suoi più autorevoli fruitori, oggi esce si e no un rigolo d'acqua tra l'altro alimentato non dal naturale sfioro della sorgente principale che anticamente colmava le tre piscine, ma da una pompa.
Del calore vivo di quest'acqua miracolosa oggi rimane ben poco.
E per quanto possa sembrare piacevole in estate, attualmente le piscine sono tiepide e timide in cui ben poco rimane dell'antico splendore.
Scherzi della natura? Tutt'altro.
L'acqua che sgorga dal ventre della terra è andata negli anni via via diminuendo a causa della continua "razzia" delle Terme che ha provocato un abbassamento della falda e il successivo impoverimento del bacino idrotermale.
Fino a pochi anni addietro la sua portata era sufficiente ad alimentare le piscine costruite nel Parco del Bullicame (anche se definirlo parco è forse un po' azzardato), realizzato attorno alla storica sorgente, ma agli occhi di chi l'ha vista nei suoi tempi migliori, oggi offre uno spettacolo desolante.
L'area completamente recintata, ma accessibile liberamente giorno e notte, agli occhi di chi la visita è impossibile non avvertire un senso di abbandono che ha tradito la memoria storica del luogo.
É facile indignarsi se si pensa che chi gode di un tale patrimonio non solo alimenta una struttura termale particolarmente onerosa anche alla luce degli ultimi esorbitanti aumenti del biglietto d'ingresso e degli abbonamenti, tanto che un'ipotetica famiglia di quattro persone se volesse godere del privilegio di immergersi nel calde acque termali viterbesi di domenica deve sborsare 100 euro in cambio di un servizio che per certe cifre dovrebbe offrire decisamente di meglio, ma viene utilizzato in modo per così dire inopportuno.
Sembra infatti che il centro termale poco distante dalla fonte Carletti oltre ad usufruire di 35 litri di acqua al secondo anziché 14 venga sfrutti la fonte pure per alimentare l'impianto di riscaldamento dell'intera struttura.
É possibile essere depredati così impunemente di un patrimonio pubblico? e possibile che i viterbesi per godere di qualcosa che gli appartiene devono accontentarsi delle briciole (o meglio delle gocce) se non vogliono prosciugare le proprie tasche per una centro termale? Con la viva spera che il progetto in atto che dovrebbe far luce sulla reale salute del bacino termale del Bullicame possa finalmente regolamentare una situazione ignorata (volutamente?) per troppo tempo

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