martedì, giugno 02, 2009

Turismo sulla via Amerina

Che il turismo possa dare ossigeno all'economia locale è ormai un'opinione assai diffusa tra la gente.
Proprio per questo importante motivo la scorsa domenica è stata organizzata un'uscita turistica e didattica all'antica via Amerina, luogo di grande attenzione storica per tutta la zona dell'Agro Falisco. L'iniziativa s'inquadra nel progetto "Via Amerina" che coinvolge i dieci comuni del comprensorio falisco e romano: Calcata, Castel Sant'Elia, Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Nepi, Orte, Vasanello.
Quindici, tra insegnanti dell'Istituto d'arte e semplici interessati, sono partiti per un pomeriggio tra storia e natura, sapientemente guidati dalle archeologhe del Siat: Tamara Patilli e Silvia Menichelli.
Il progetto è nato per volontà dell'assessorato alla cultura, spettacolo, sport della regione Lazio, che ha riconosciuto come area integrata il comprensorio della via Amerina e delle Forre del Treja individuando nei dieci comuni dell'area i beneficiari di contributi per 650mila euro.
L'investimento è trasversale e punta alla rivalutazione di quel crocevia di storia, comunicazioni e commerci che è stata anticamente la via Amerina.
Realizzata dai Romani è lunga 52 chilometri e si distaccava dalla Cassia all'altezza dell'antica stazione di posta che oggi si troverebbe all'altezza della Valle del Baccano, raggiungendo poi Nepi arrivava sino a Falerii Novi, al Castello Amerino, a Orte e all'odierna Amelia.
Nell'antichità fu adibita al traffico locale, ma accrebbe la sua importanza nel basso medioevo, dopo essere diventata l'unico collegamento rimasto aperto per i Bizantini tra Roma e l'Esarcato di Ravenna.
Oggi una parte della via Amerina è stata recuperata dopo una lunga opera del gruppo archeologico romano e della soprintendenza archeologica per l'Etruria meridionale.
Tre le forze in campo per la visita di domenica scorsa e che in tutta probabilità si ripeterà presto: il progetto "Via Amerina", il Siat, che organizza uscite didattiche e turistiche anche per gli agriturismi e l'Istituto d'arte di Civita Castellana che, per vocazione, da sempre si prodiga per la rivalutazione dei beni territoriali, e che anche questa volta ha saputo cogliere l'occasione di crescita e aggiornamento dei propri insegnanti.
Il ricco patrimonio storico-artistico del territorio falisco può diventare quindi una risorsa economica da sfruttare con oculatezza.
Sotto questo aspetto va tenuta in debita considerazione anche la futura realizzazione dell'aeroporto di Viterbo e i flussi di turisti, sia italiani che stranieri, che potrebbero fermarsi ad ammirare la bassa Tuscia invogliati da un'adeguata ricezione alberghiera e da percorsi turistici ben organizzati ed attraenti

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