martedì, agosto 11, 2009

Lello Arena nella Tempesta di Shakespeare a Civitarte 2009

Shakespeare veleggia su Civita di Bagnoregio. Questa sera alle 21, a ingresso libero, nell'antico borgo andrà in scena "La tempesta" di Shakespeare, per la regia e l'adattamento di Marco Lorenzi, la traduzione di Masolino D'Amico e le musiche dal vivo eseguite da Francesco Prestigiacomo.
Lo spettacolo, che chiude il cartellone di Civitarte 2009, vedrà tra i protagonisti Lello Arena nel ruolo di Prospero, insieme a Lorenzo Bartoli, Francesco Di Trio, Pablo Gaston Franchini, Barbara Mazzi, Simone Vaio, Fabrizio Vona.
Lo spettacolo conclude la stagione artistica e culturale bagnorese. Una favola raccontata con leggerezza e visionarietà da un Lello Arena che si offre subito avanzando con una valigia verso il proscenio illuminato per terra da una teoria di lampade da boccascena.
A ricordare un viaggio da compiere dentro una rappresentazione. Copione alla mano e in abiti d'oggi, presenta la sua ultima recita. Lo fa davanti a Miranda, la giovane figlia finita con lui sull'isola deserta. Racconta, evocando, di come si sia avvalso delle sue arti magiche e di Ariel, spirito al suo servizio, per attrarre sull'isola i congiurati che lo hanno detronizzato e umiliato; di come, dopo averli ridotti in suo potere, rinunci alla vendetta; e in ultimo, conscio di essere arrivato alla fine del suo viaggio, decida di chiudere il libro degli incantesimi che è il libro della sua vita.
È una "Tempesta" priva di macchinosità. E l'ausilio di alcuni elementi scenici - fra cui un baule da cui escono oggetti e uomini al suono di un carillon -; di apparizioni dietro teche trasparenti illuminate da lame di luci; di burattini manovrati dalla coppia d'innamorati Miranda e Sebastiano; di spiriti sui trampoli, ci riporta dalla letteratura allo spettacolo nel suo farsi, alla pratica della scena con i suoi poveri mezzi, i pochi artifici, e soprattutto agli attori.
Non per parlarci della finzione teatrale, ma della vita, della sua violenza, del bisogno di libertà.
Nasce da un intenso lavoro collettivo d'improvvisazione questa "Tempesta" anche se priva del lungo monologo d'addio con cui il vecchio Prospero, solo, confessa la sua disperazione e chiede perdono al pubblico delegando ad esso un'ultima parola.
Lorenzi taglia quasi tutto questo e, con poche battute di commiato, fa virare Prospero verso i suoi attori, facendolo quindi uscire di scena dietro una stoffa rossa che funge da sipario.
"Felice invenzione - ha scritto la critica - il farci immaginare che le figure avvicendatesi fino allora con la levità di cui sono fatti i sogni sono gli stessi attori, il teatro, che non esaurisce mai la sua magia."
Una "tempesta" sulla serenità dell'antico borgo popolato - per lunghi periodi - solo da poche persone.

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