domenica, agosto 02, 2009

Vetralla, spunta una strada romana

Straordinaria scoperta archeologica nella zona di Campo Giordano a Cura di Vetralla: i resti monumentali di una strada romana basolata sono stati riportati alla luce in un'area di prossima lottizzazione. Un ritrovamento casuale dovuto alla prassi archeologica che si applica in via preliminare agli scavi finalizzati alle opere edilizie per l'urbanizzazione, quando l'area è ritenuta - a ragione, vista la scoperta - di interesse scientifico dalla Soprintendenza archeologica per l'Etruria meridionale.

Lucilla Venturi è l'archeologa, incaricata appunto dalla Soprintendenza, che ha coordinato e seguito l'intera operazione. Visibilmente soddisfatta per la scoperta, racconta:
" é stato avviato lo scavo e in tre settimane sono state realizzate più di venti trincee.
Inizialmente sono affiorate alcune grosse pietre, poi, allargato lo scavo, è venuto a luce un lungo tratto di strada basolata di rilevanza scientifica."
I resti monumentali di una strada romana basolata, sono stati riportati alla luce in un'area di prossima lottizzazione a Campo Giordano di Cura di Vetralla.
Un ritrovamento casuale dovuto alla prassi archeologica che si applica in via preliminare agli scavi finalizzati alle opere edilizie per l'urbanizzazione, quando l'area è ritenuta - a ragione, vista la scoperta - di interesse scientifico dalla Soprintendenza archeologica per l'Etruria meridionale.
Lucilla Venturi è l'archeologa, incaricata appunto dalla Soprintendenza, che ha coordinato e seguito l'intera operazione. Visibilmente soddisfatta per la scoperta, racconta:
" é stato avviato lo scavo e in tre settimane sono state realizzate più di venti trincee condotte in direzione nord-sud, a una profondità di circa un metro, con una larghezza sempre di un metro e con una lunghezza media di circa 80 metri.
Inizialmente sono affiorate alcune grosse pietre, poi, allargato lo scavo, è venuto a luce un lungo tratto di strada basolata di rilevanza scientifica orientata sud/sud/ovest-nord/nord /est, con un fronte di circa due metri e mezzo di larghezza per una lunghezza di oltre 70 metri."
Il reperto presenta le crepidini laterali (massi a lato della strada messi come contenimento, ovvero dei marciapiedi) ancora in parte conservate: si tratta di 12 pietre disposte a coltello lungo il bordo laterale settentrionale della carreggiata, e di altre 22 pietre lungo quello il meridionale, una delle quali più alta della altre per semplificare la vita al cavaliere che doveva salire in sella.
"Lungo la carreggiata - continua la dottoressa Venturi - ci sono due piazzole per lo smistamento dei carri che, per la limitata larghezza della strada, potevano transitare soltanto uno per volta.
Una piazzola si trova lungo il lato settentrionale, l'altra lungo quello meridionale.
I segni dell'usura per attrito dovuti al passaggio dei carri sono molto evidenti, soprattutto in alcuni settori."
Il basolato si conserva per una lunghezza di circa 70 metri nel tratto principale (con un fronte stradale tra 2,40 e 2,50 metri) e di circa 10 in quello secondario scomposto.
"La strada è quasi perfettamente orientata da est a ovest con accentuata pendenza nella stessa direzione e il lastricato ha una tessitura estremamente regolare.
Al piano stradale, che si trova mediamente sotto i 60 e i 120 centimetri di terra, manca la tipica ruderatio romana in quanto le grandi pietre laviche poggiano direttamente sul banco compatto di tufo avente ottime qualità di drenaggio."
Tutte le rocce laviche usate per la strada sono ampiamente documentate sul territorio vetrallese in quanto compatibili con il vulcanesimo vicano.
"La Cassia antica - conclude l'archeologa - avrebbe dunque un andamento piuttosto rettilineo: proviene da sud-sud-est, dalle cosiddette Torri di Orlando in località Vico Matrino nei pressi di Capranica, lambisce la cisterna romana che si trova circa al km.
60 della Cassia moderna, per proseguire attraverso il bosco in località Asmara fino al mausoleo "Torrone e al tratto recentemente scoperto.
Da qui, in direzione nord-nord-ovest va verso il "Ponte di ferro", in località Giardino, fino al Forum Cassi per proseguire in direzione delle Terme del Bagnaccio."
Insomma, una scoperta che aggiunge nuove informazioni sulle indiscusse capacità degli antichi ingegneri romani. E che forse rallenterà le opere di urbanizzazione dell'area.
Ma siamo sicuri che sia proprio un male?

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