mercoledì, settembre 21, 2011

San Martino al Cimino: “ Novecento” diventerà mostra permanente

É stata un successo, adesso si pensa che possa diventare un museo permanente di San Martino al Cimino. É la mostra "Novecento", una raccolta di centinaia di foto fatta in maniera scrupolosa dal fotografo Mario Silvestri, che, nel fare un bilancio di un evento che ha richiamato sui Cimini migliaia di persone, oltre a ringraziare il presidente della Provincia Marcello Meroi e il segretario generale Claudio De Angelis per aver concesso la location, cita un buon numero di giornalisti, esperti, uomini di cultura e tanta altra gente, che ha visitato la mostra allestita all'interno dello storico Palazzo Doria Pamphili di San Martino al Cimino che fu di Donna Olimpia il cui sguardo è il fil rouge è uno degli ingredienti della mostra fotografica dal 23 luglio scorso ha spalancato le sue porte ai visitatori e continua a richiamare gente. Un insieme di immagini, ricercate con cura e dedizione, un tuffo nel secolo scorso. Novecento è tutto questo, ma non solo. Lo si percepisce subito, entrando nella prima delle tre sale, cornice dell'evento. Qui - come si legge nella presentazione - "prende forma un'idea suggestiva, un richiamo agli antichi splendori, agli insight creativi nati proprio tra le mura del Palazzo. Qui i protagonisti sono i grandi architetti del XVII secolo. Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Domenico De Rossi, calati nell'atmosfera di uno studio urbanistico del 1600, lo studio in cui si progetta la futura San Martino. Donna Olimpia li ha chiamati nel suo Principato affinché ideassero il primo esempio di case a schiera con la duplice funzione di abitazione e baluardo di difesa. Una cinta muraria sui generis, da ammirare attraverso le piantine esposte all'interno della sala. Questo è lo spettacolo che immediatamente colpisce l'occhio. Ma le statue, dettagliatissime nei loro abiti e nella postura, sono solo il tramite per arrivare al senso più profondo di questo aperitivo della mostra. Sul sfondo Donna Olimpia, papa Innocenzo X e Francesco Borromini sono intenti a osservare qualcosa. È sufficiente guardare nella stessa direzione per intercettare il loro sguardo, lo sguardo di Olimpia e vedere il futuro. Davanti ai loro occhi svetta una stampa che raffigura San Martino nel 1900, il paese che sarà, il borgo che artisti e nobili anelano. Quel paese vissuto e amato dalla Papessa. Ed è proprio lei a rappresentare il fil rouge di tutta la mostra. È Donna Olimpia con la sua storia personale e pubblica ad aver ispirato l'evento. Una donna forte e decisa, capa

ce di rifiutare con sottili escamotage il convento, per sposare non l'amore ma la ricchezza, con il primo marito Paolo Nini. Poi, rimasta vedova, corona un altro sogno, unendosi al marchese Pamphilio Pamphilij. Ottiene così la nobiltà, diventando per tutti Donna Olimpia. Una donna spregiudicata, ma così innamorata della sua San Martino, da chiamare proprio il Borromini per progettare un nuovo assetto urbanistico del borgo. È in questa occasione che nasce il progetto delle case a schiera, qui mirabilmente rappresentato. Case che rappresentano il risultato di uno studio standardizzato, una sorta di case popolari a riscatto nell'amatissimo borgo: sereno, salubre e pieno di vita schietta e contadina. Quella vita e quel mondo che si possono ammirare, entrando nella seconda sala. Un tripudio di foto del Novecento sanmartinese. Istantanee del secolo scorso in cui il paese prende vita grazie ai suo abitanti, alle sue abitudine al suo paesaggio. Frammenti di una storia, quella di San Martino che prende forma attraverso la sua rievocazione per immagini. È questo il racconto della perla incastonata tra i monti Cimini, descritta e raffigurata nel suo Novecento. Ma non finisce qui. Basta spostarsi nella terza e ultima sala per ammirare alcune foto di una San Martino anomala. Il paese diventa la location scelta per Il medico e lo stregone, celebre film del maestro Mario Monicelli. Fotogrammi di Marcello Mastroianni e Vittorio De Sica in una San Martino che si trasforma in set cinematografico. La mostra si chiude con alcuni cimeli della seconda guerra mondiale"

Corriere di Viterbo Martedì 20 Settembre 2011

Nessun commento:

Posta un commento